Intendo il sintomo, che sia ansia, ossessione, comportamento sregolato o depressione, come espressione di un disagio, ma anche come manifestazione di una volontà di cambiamento. Non considero la sofferenza psichica come un handicap o una deformità, ma come un tentativo della persona di sopravvivere alla propria storia, un segnale di vitalità che merita rispetto e considerazione.
Allo stesso tempo, queste soluzioni che in passato hanno permesso alla persona di preservare gli aspetti più importanti di sé vengono alla luce come non più necessarie in un certo punto della vita. Spesso, quando un individuo si rivolge a uno psicologo, ha già compreso dentro di sé che tali soluzioni non sono più adeguate e che i loro costi superano i benefici.
Affronto questo lavoro con dedizione e impegno, contrapponendomi alla cultura moderna del “tutto, subito e senza fatica”, poiché credo che le soluzioni che funzionano e durano richiedano l’utilizzo di tutte le proprie energie.
Per questo motivo, propongo un lavoro psicologico orientato psicoanaliticamente, che possa offrire sostegno e aiuto nella scoperta di un nuovo modo di essere e affrontare la vita. Si tratta di un lavoro basato sulla relazione, all’interno del quale si può approfondire la conoscenza di sé stessi e della propria storia, consentendo così di scoprire le radici e le cause della propria sofferenza attraverso un’indagine profonda.
Infatti, ritengo che il sintomo, che sia un’insaziabile fame, l’insoddisfazione nelle relazioni personali o una sottile sensazione di vuoto che permea l’esperienza del mondo, rappresenti solo la punta dell’iceberg. Attraverso il lavoro psicoanalitico, è possibile scoprire e rivelare quei conflitti interiori e con il mondo che generano la sofferenza, consentendo così una progressiva guarigione.
Approfondisci: Domande e risposte sulla terapia psicoanalitica
