Cosa si fa durante una psicoterapia psicoanalitica?
Durante la psicoterapia psicoanalitica si parla raccontando di sé, della propria esperienza, delle proprie relazioni significative e delle proprie difficoltà… si parla di ciò che si vuole: liberamente. Lo psicoanalista ascolta. A volte quest’ultimo interviene, porge delle domande, fornisce un punto di vista nuovo, e sottolinea alcuni passaggi nel discorso aiutando il paziente ad una conoscenza maggiore di sé e della propria esperienza
Parlare è terapeutico?
Parlare è terapeutico di per sé, parlando si mette ordine e forma ai pensieri e alle proprie emozioni, nel raccontarli all’altro da una parte li si racconta anche a sé stessi… La “regola fondamentale” della psicoterapia psicoanalitica è di dire tutto quello che passa per la mente, senza preoccuparsi troppo delle concatenazioni logiche e del valore morale di ciò che si dice. Chiaramente a quest’invito a “dire tutto” non può seguire un’immediata e totale apertura. Sarebbe impossibile è un punto di arrivo che si raggiunge nel tempo. Ma quello che veramente conta è la possibilità che sperimentiamo di farlo. Non esistono molti luoghi in cui apprezziamo tale libertà di dire.
Perché ci vuole uno specialista e non si può fare da soli?
Il lavoro di parola ha un senso se c’è qualcuno che ascolta, ovvero un destinatario del messaggio. Una persona in carne ed ossa. Una persona che ha un ascolto disinteressato e attento, non moralistico o giudicante e che mette al centro la persona che parla.
Quali sono le condizioni per iniziare una psicoterapia psicoanalitica?
E’ la presenza di un sentimento importante che qualcosa non va, questo può essere dettato da un sintomo e da un malessere preciso o da una meno precisa sensazione che la vita non è quella che si desidera e si ricercava per se stessi. Qualcosa non va, continua a ripetersi, non ce la facciamo più. Ecco che ci rivolgiamo a uno psicologo o a uno psicoanalista perché abbiamo bisogno di aiuto, stiamo male. Ma lo scopo dell’analisi non è solo uno sfogo, ma un percorso di conoscenza di sé in cui si arriva a riconoscere il proprio contributo nel mantenere la sofferenza di cui si lamenta. Vede la sua implicazione, non si limita a dare la colpa agli altri, al mondo, alla cattiva sorte. Questo è il passaggio più importante perché restituisce anche quando si è vissuto le cose più terribili, una possibilità di scelta.
Quale è la frequenza delle sedute?
Idealmente due volte alla settimana sarebbe la frequenza indicata. Il lavoro funziona se c’è una regolarità e una non eccessiva distanza fra un incontro e l’altro. In ogni caso anche una volta alla settimana è più che sufficiente per iniziare un lavoro di psicoterapia che potrà eventualmente trasformarsi in un’analisi.
Per quanto tempo?
I tempi non sono prevedibili a priori. C’è chi nell’arco di sei mesi un anno apprezza già i primi effetti terapeutici e chi ha bisogno di più tempo. Accade anche che qualcuno, pur stando di nuovo bene, voglia comunque proseguire per conoscersi meglio. Non esiste uno standard.
Quanto costa?
Il costo del primo incontro conoscitivo è di 70 euro. Modalità e termini economici per gli incontri seguenti verranno concordati dopo il primo incontro.